Mi ero imbattuta nell’Associazione Colore e Tintura Naturale M. E. Salice già l’anno scorso ed ero rimasta rapita davanti alle pentole in cui una delle socie, Roberta, già preparava le tinture.
Quest’anno ho colto l’occasione della visita in veste ufficiale per approfondire il discorso con Rosella Cilano, socia fondatrice dell’Associazione.
L’Associazione è stata fondata a Milano nel 1986, con l’intento di proseguire lo studio e il lavoro della maestra tintora Maria Elda Salice, prematuramente scomparsa.
In questi 30 anni ha sviluppato “il proprio impegno nell’ambito della ricerca, della sperimentazione e della diffusione delle tecniche di utilizzo dei coloranti naturali. L’impegno al recupero ed al mantenimento del patrimonio culturale relativo alla Tintura Naturale è indirizzato non solo al mantenimento di una tradizione, ma vuole anche essere uno stimolo verso una pratica artigianale a cui riconosciamo un valore attuale.”
Qualche informazione biografica su Maria Elda Salice
Maria Elda Salice sperimenta la sua passione per il colore prima attraverso la pittura su tessuto e su vetro e la fotografia del mondo vegetale, poi attraverso l’approfondimento su usi, costumi e cultura dei popoli orientali.
Nel 1976 frequenta un corso di Wolf Guttmann, noto esperto di tintura naturale, e qui si innamora perdutamente delle tonalità ormai dimenticate, tanto da indurla ad iniziare una ricerca e un recupero dell’arte tradizionale della tintura naturale, che a causa dell’avvento dei coloranti chimici, rischiava di andar perduta.
Pubblica nel 1979 il manuale La tintura naturale, che insegna a tingere con estratti presi dal mondo vegetale e animale.
Successivamente va anche in Iran per studiare l’argomento presso la scuola nazionale di artigianato di Karaj-Teheran e, tornata in Italian, organizza corsi di tintura e inizia a collaborare con musei e scuole d’arte per il restauro di antichi tessuti.
Prima della sua prematura scomparsa, Maria Elda Salice ha ancora sperimentato le tecniche dello Shibori giapponese e dell’Ikat indonesiano: scoprire questo particolare mi ha ancora più incuriosito sull’argomento, perché durante il mio ultimo viaggio in Indonesia ho avuto l’occasione di vedere da vicino questa affascinante tecnica, che viene ancora usata oggi per tingere i tessuti nella regione del Sulawesi. Ma questo è un altro discorso.
Il mio incontro con Rosella Cilano e l’Associazione
Ad Abilmente capita così. Ci si avvicina ad un atelier, a uno stand, a un tavolo attorno a cui si sta svolgendo un laboratorio e subito si comincia a parlare, conoscersi e scambiarsi opinioni.
Ho parlato a lungo con Rosella Cilano, che è stata una delle prime allieve della Salice e ho deciso di farle qualche domanda in più, così da trasformare il post in un’intervista: sentire raccontare questo bellissimo progetto dalla voce di chi ci ha messo anima e corpo per oltre 25 anni per trasformarlo in realtà è stato davvero interessante, istruttivo e di ispirazione.
Come ha conosciuto la signora Salice?
Casualmente. Un giorno vidi in una vetrina di corso Venezia, nel centro di Milano, un grande telaio. Alzai lo sguardo e vidi l’insegna che recitava appunto: “Il Telaio”. Si trattava del negozio di una bravissima tessitrice; vicino al telaio, un cesto pieno di lana dai colori meravigliosi.
In quel periodo alcuni miei amici, pastori che lavoravano sopra il lago Delio, Luino, avevano tosato le prime pecore e filato la prima lana. Mi avevano chiesto di informarmi sulla tintura in generale: entrai allora nel negozio a domandare e mi dissero che i gomitoli erano stati tinti da una signora che abitava a Milano, che aveva un laboratorio in cui tingeva con le piante.
Farmi dare l’indirizzo e fiondarmi lì è stato un attimo. Di fatto sono entrata e non sono più uscita: il mio incontro con la signora Salice è stato veramente bello, gratificante, magico, mi sono immersa lì dentro e ogni volta che potevo (compatibilmente con il mio lavoro e con il fatto di vivere fuori Malano) mi fiondavo da lei. Così abbiamo fatto tante cose insieme per 5 anni, prima che scomparisse improvvisamente.
Certamente una grave perdita. Da qui è nata l’idea dell’Associazione?
Siccome la signora Salice aveva viaggiato molto, la famiglia si ritrovò con un corposo archivio privato e nessuna blblioteca milanese era in grado in quel momento di accettare una donazione.
Allora i figli si sono domandati se fosse il caso di ricordarla in un altro modo e hanno chiamato i tre allievi più vicini alla maestra: noi abbiamo subito deciso di intitolare l’associazione a lei e iniziare il nostro percorso.
In quegli anni la tintura naturale non era molto conosciuta e tutto sommato all’inizio gestire l’associazione era facile e poco impegnativo, perché le richieste arrivavano sporadicamente.
Quali sono state le attività dei primi anni dell’Associazione?
Per farci conoscere abbiamo pensato ad una mostra di opere tessili in tintura naturale, chiedendo ai creativi più in vista se volessero fare un’opera in colore naturale. [NdR: si tratta della mostra di fiber art “Bagni di colore, Centro San Fedele, Milano 1989].
Ci hanno risposto 16 artisti, ma mancava qualcosa di veramente nostro: sapevo che Bruno Munari lavorava nella stessa via in cui lavoravo io. Gli ho quindi chiesto un’appuntamento e grande è stata la mia sorpresa quando ha accettato di progettare un’opera per la mostra.
Munari fece tre schizzi per l’occasione, ancora conservati presso la nostra sede: dei tre scegliemmo di realizzare il progetto intitolato Fatti uno per l’altro.
Sono seguite altre collaborazioni e nel tempo, a poco a poco, abbiamo individuato il canale della formazione come il canale migliore per i nostri mezzi e per i nostri scopi.
Il nostro valore più importante, il nostro punto fermo, era quello di documentare il colore sempre al massimo della sua eccellenza: erano anni in cui si tingeva molto con metodi discutibili e colori di pessima qualità e secondo noi questo è offensivo nei confronti del colore naturale, che invece ha potenzialità altissime.
Come siete approdati in fiera?
Nel tempo abbiamo inziato a partecipare a manifestazioni nazionali e internazionali in cui far conoscere il nostro punto di vista.
L’architetto Lea di Muzio, che ha un’attenzione e un’intelligenza altissime rispetto alla qualita delle cose, ci ha incoraggiati tantissimo. Ormai oltre 15 anni fa andammo con lei a Bologna per una fiera strepitosa, FierArredo [mostra-laboratorio sull’artigianato artistico tessile]: per l’occasione venne allestita una meravigliosa serra per il nostro laboratorio e nel giardino vennero piantate numerose specie di piante tintorie.
Quali sono invece i progetti in corso?
Collaboriamo con l”interessante TessArtè della Fondazione Genti d’Abruzzo, che ha ricevuto un premio dalla Fondazione Telecom Italia: prevede una formazione di tintura e tessitura con occhio all’innovazione. Oltre allo studio della tradizione, ci sarà tutta una parte volta a cercare modalità di innovazione attraverso il coinvolgimento di altre realtà locali. Si tratta di un progetto ad ampio respiro e con potenzialità davvero grandi.
[NdR: Il progetto è stato uno degli 8 vincitori del Bando “Beni Invisibili. Luoghi e maestria delle tradizioni artigianali”, iniziativa a sostegno di progetti volti al recupero e alla conservazione di beni culturali invisibili, quelli sconosciuti al turismo di massa che possono diventare elemento propulsore di conoscenza e valorizzazione di essi stessi e dei mestieri coinvolti. Puoi scoprire più dettagli qui].
Abbiamo poi un occhio di riguardo anche alla formazione dei giovani, creando opportunità sul territorio: facciamo ricerca e formazione nei Parchi, seguita poi dalla consulenza per le attività didattiche.
Oltre all’applicazione su tessuto, quali altri usi della tintura naturale promuovete?
Prima di tutto l’applicazione alle belle arti, con la produzione di acquerelli, ma anche alla cucina, per quanto riguarda i colori derivati da piante commestibili.
Naturalmente le tinture possono essere utilizzate anche per altre applicazioni: Michel Garcia ha prodotto video molto completi, che noi sottotitoliamo, sulla tintura dei tessuti, della lana e sull’uso dei pigmenti in applicazioni di muratura.
Nell’Atelier quest’anno c’è una novità: mi aveva già accennato in precedenza che si tratta di un progetto ispirato al boro giapponese. Mi vuole dire di più?
Il boro è una tecnica di rappezzo, che veniva usata nelle campagne giapponesi per rammendare gli abiti da lavoro. Le pezze venivano tinte nell’indaco perché si credeva che la tintura fosse purificante e rigenerasse i tessuti. Questa cosa, che sembra una superstizione, è in realtà una grade verità: all’indaco sono infatti riconosciute proprietà antisettiche e antibiotiche (per questo motivo veniva usato per esempio dai Tuareg, dai Galli che utilizzavano il guado…). Negli ultimi tempi il boro è diventato oggetto di collezionismo, con mostre in giro per tutta Europa.
L’anno scorso siamo stati invitati a partecipare ad una grande fiera di Patchwork in Francia, per rappresentare ufficialmente Abilmente. Abbiamo quindi pensato di portare il boro come esempio di cucitura di tessuti vicini e facciamo un pannello nuovo, che innova la tecnica tradizionale. Per l’occasione abbiamo anche creato un piccolo kit che permette a tutti di ricreare il proprio boro.
Nell’Atelier Roberta è la socia che si occupa delle dimostrazioni dal vivo: è un grande piacere parlare anche con lei, perché sa spiegare tutto in modo molto professionale, ma allo stesso tempo semplice. Ti consiglio di fare un salto se domani sarai in fiera, o nelle prossime edizioni.
Associazione Colore e Tintura Naturale M.E.Salice
via Gallarate, 49
20151 Milano
Sito Web | E-mail
Bellissmo articolo!
Lo stand mi aveva colpito l’anno scorso e mi ero soffermata ad osservare un sacco di cose. Quest’anno invece il poco tempo non me l’ha permesso, ma il mondo delle tinte naturali è molto affascinante.
Mary
Grazie Mary!
Vale proprio la pena di approfondire la storia che sta dietro ai singoli atelier, in questo caso come negli altri: è proprio qui che sta il valore aggiunto di una fiera come Abilmente! :)
Un post strepitoso! ;)
Grazie Serena!
Penso che approfondirò presto l’argomento! Sono presa benissimo!