Il progetto ULTRABANDIERE nasce nel novembre 2017 a Torino all’interno dello Spazio Popolare Neruda, un’occupazione abitativa atipica, nella quale convivono circa 150 persone, con molti nuclei familiari e un’alta presenza di bambini.
Insieme agli abitanti sono state immaginate, disegnate e poi cucite 14 bandiere in stoffa che raccontano storie, pensieri, sogni e ricordi dei loro autori. Questi manufatti non sono più “solo” bandiere, ma “ultra”-bandiere. Si trasformano in altro, stratificando significati: sono arazzi, tappeti, lenzuola o tovaglie… Non più vessilli identitari ma narrazioni aperte, che ognuno può leggere e interpretare a suo modo.
Il progetto è partito con un sopralluogo e un incontro con gli abitanti dello Spazio Popolare Neruda, da cui è nato subito un grande murales, che cerca “di mescolare immagini e iconografie di svariate culture in un unico bestiario meticcio”.
I primi ad accogliere con entusiasmo il progetto sono stati naturalmente i bambini, ma l’idea era quella di coinvolgere tutti, in un grande progetto di realizzazione di bandiere “che rappresentano storie, vicende, passioni e pensieri; sono narrazioni per immagini alcune volte veritiere, altre immaginate o sperate che raccontano ognuna un qualcosa del suo creatore attraverso segni e colori.”
Una volta definiti i bozzetti, sono stati raccolti lenzuola e indumenti, per ricavare gli scampoli di tessuti che sono quindi stati usati per realizzare le bandiere, cucite da Fatima e Masrè.
Ora il risultato di questo bellissimo progetto sarà finalmente mostrato al pubblico, con una festa, una mostra itinerante e un libro.
Dal 18 al 25 maggio le bandiere saranno esposte all’interno dello Spazio Popolare Neruda, “con un allestimento che prende spunto dalle feste in cui le bandiere Asafo vengono esposte per le strade in Ghana, proponendo un installazione densa e stratificata di colori e narrazioni.”
La prossima tappa sarà al MACRO di Roma a giugno e poi in altri spazi, musei, fondazioni in giro per l’Italia; verso l’autunno ci sarà poi una mostra più grande, di nuovo a Torino, e sarà pubblicato un catalogo con il reportage fotografico del progetto e testi di antropologi, sociologi e storici dell’arte.
Io domani non potrò mancare e invito tutti i miei amici torinesi a fare lo stesso, ecco i dettagli dell’evento:
Un motivo in più?
Durante la serata sarà anche presentata
la serigrafia inedita di Guerrilla Spam
Catturare il sole in bilico su di una sfera saltando la corda
per autofinanziare il progetto.
Una nota.
Aggiungo questo approfondimento alla fine, anziché all’inizio del post, per non distrarre la lettura. Ma allo stesso tempo ci tengo a dirti qualcosa di più sui Guerrilla Spam.
Conosco e seguo Guerrilla Spam da qualche anno, spesso a distanza: sono convinta che tutto ciò che hanno realizzato sia degno della massima attenzione e di grande stima per il loro impegno sul campo.
Ho iniziato a seguirli con le opere di attacchinaggio abusivo effettuate in giro per la mia città; con il progetto di Shit Art Fair, nel Tunnel del Valentino, in risposta agli eventi più o meno patinati che a inizio novembre occupano la città, a partire dalla fiera d’arte contemporanea; con le tantissime partecipazioni a festival e iniziative che supporto, come Vedo a Colori a Civitanova Marche, il CHEAP Festival di Bologna, il Ratatà di Macerata, il Premio Antonio Giordano a Santa Croce di Magliano, Rurales Emilia nella campagna di Cento, il gigantesco Murales contro le guerre a Roma…
I loro progetti di street art sono interessanti e coinvolgenti, ogni muro ha una storia da raccontare, un’idea chiara da portare avanti. Credo che fosse quindi naturale che il loro impegno si traducesse anche in progetti molto più ambiziosi e coraggiosi, che passano attraverso la didattica e mirano a fare integrazione.
Nascono così Compiti per Casa (Venezia 2017), Geografie Immaginarie (Casa Circondariale di Larino, 2017) o il Tappeto volante di Macomer.
Puoi scoprire tutti i progetti di Guerrilla Spam, non solo quelli citati brevemente qui sopra, sul loro sito: http://guerrillaspam.blogspot.com
Ti invito davvero a ritagliarti il tempo necessario, perché sono sicura che – se già non li conosci – ti si aprirà un mondo.